La Biblioteca Civica Rayneri – Berti:
un cuore di carta per Carmagnola
Forse non tutti sanno che originariamente la sede della biblioteca di Carmagnola non era nel palazzo di via Valobra 102. Lì venne trasferita nel 1974. Prima le collezioni bibliografiche erano conservate nel locale dell’attuale palazzo comunale, dove oggi si trova l’ufficio Cultura e Manifestazioni. Probabilmente non molti saranno al corrente, poi, del fatto che la Biblioteca Civica “Rayneri-Berti” ha una storia lunga centocinquant’anni, anzi centocinquantuno. Infatti fu aperta al pubblico nel 1873 e venne intitolata a Giovanni Antonio Rayneri e a Domenico Berti, che avevano lasciato in eredità ai Carmagnolesi le loro preziose raccolte librarie. Durante le operazioni di spostamento dei materiali, che ci hanno impegnato negli scorsi mesi per liberare i locali oggetto di un progetto di ristrutturazione, è emerso un documento che attraverso le parole di un bibliotecario del passato ci racconta come si è formato il cuore di carta della nostra città.
Giovanni Antonio Rayneri
Giovanni Antonio Rayneri nacque a Carmagnola nel 1810 in una famiglia di umili origini (il padre faceva il calzolaio); fu tuttavia, indirizzato dai genitori a una vita di studio.
Entrato nel locale collegio (quello che poi sarebbe diventato il Liceo Ginnasio Statale “Guglielmo Baldessano”), si distinse fin dalla più giovane età per la sua vocazione all’insegnamento. Racconta il Cornaglia nelle pagine a lui dedicate: «Pervenuto allo studio della filosofia, Egli si vide aprire innanzi un campo vasto a percorrere; ne misurò l’ampiezza e non si appagò d’imparare per sé solamente, ma volle ai compagni comunicare ciò che Egli vedeva nella meditazione della verità e si rimaneva ancora ad essi celato e, per forza di felice istinto, divenne ancor discente, il maestro dei suoi condiscepoli, che gli tributavano quella riverenza che si prova al cospetto del sapiente dal giovane che ha buona indole».
L’ impegno e la capacità dimostrata negli studi favorirono il suo ingresso nel seminario di Chieri, dove studiò teologia.
Nel 1831, a 21 anni fu chiamato a insegnare filosofia, materia in cui eccelleva, nel collegio di Carmagnola, dove aveva intrapreso gli studi superiori. Nello stesso anno, ottenne il diploma in quella medesima disciplina presso il Regio Ateneo di Torino, ottenendo la lode dei docenti che lo esaminarono. Avendo dato prova di grandi meriti nell’ambito dell’insegnamento, divenuto discepolo dell’abate Ferrante Aporti, nel 1846 fu posto a capo della Scuola Provinciale di Metodo presso Saluzzo. Successivamente, insegnò metodo in altre città, tra le quali Genova e Alessandria.
Fu in quegli anni che il Rayneri divenne un’ autorità nel campo dell’istruzione tanto che diversi istituti scolastici lo chiamarono per ottenere da lui «l’indirizzo per ordinare gli studi». Tra questi, per citarne solo alcuni, la Scuola delle suore di San Giuseppe, il Collegio degli Artigianelli, la Scuola delle allieve maestre istituita da Domenico Berti e la Scuola militare di metodo agli ufficiali dell’esercito presso la Regia Accademia Militare di Torino. La profonda conoscenza sul metodo educativo gli valse l’assegnazione della prima cattedra di Pedagogia istituita presso la Regia Università di Torino. La sua opera più importante fu Della pedagogica in cinque libri, la cui pubblicazione iniziò nel 1859 e fu portata a termine postuma.
Come apprendiamo dai Brevi cenni sulla Biblioteca “Rayneri-Berti”, del bibliotecario professor Antonio Boassi «Egli, sul declinare della nobile vita, volle ricordarsi della sua città natale e con testamento 18 febbraio 1867 legava ad essa tutta la sua ricca Biblioteca più Lire 100 annue come parte di retribuzione per il Bibliotecario. Prima ancora della sua morte, avvenuta il 4 Giugno 1867 a Chieri, l’amico di lui Teol[ogo]. Matteo Osella, nella seduta delli 16 Dicembre 1866 del Consiglio Comunale, di cui faceva parte, diede comunicazione dell’intendimento del Rayneri di legare la sua Biblioteca al Comune». Fu così che ebbe origine il primo nucleo della nostra biblioteca, che proprio a lui fu inizialmente intitolata e solo in un secondo momento assunse il nome di Biblioteca “Rayneri-Berti”.
Domenico Berti
Uomo politico, pedagogista, filosofo e storico vissuto tra il 1820 e il 1897, Domenico Berti ebbe tra i suoi maestri e amici Rayneri e, dopo la laurea in filosofia, alternò l’insegnamento alla carriera politica. Berti non era carmagnolese di nascita; proveniva infatti da Cumiana, ma si era affezionato particolarmente alla Città che lo aveva accolto fin da bambino. Era arrivato con la famiglia a pochi mesi, quando il padre “aveva assunto l’esercizio dell’albergo detto I tre Carlini“, come riportato da Giacomo Mantellino nella sua opera sulla storia della scuola primaria e secondaria in Piemonte. Frequentò la scuola di metodo di Torino, una scuola di abilitazione all’insegnamento, dove si diplomò nel 1846. In seguito la insegnò presso la scuola di metodo di Novara e, successivamente, anche a Casale. Nel 1849 ottenne poi la cattedra di Filosofia morale all’Università di Torino e si dedicò a una serie di ricerche sui pensatori italiani.
Diventato Ministro dell’Istruzione nel 1865, non dimenticò le sue origini e, in particolare, riuscì a rendere Regio il Liceo Ginnasio di Carmagnola in cui aveva studiato. Era noto per il suo pensiero libero e indipendente, tanto che, sempre citando il Mantellino, “il Cavour ebbe a dire che il Berti era il solo che non gli fosse riuscito di addomesticare”.
Domenico Berti era, inoltre, fervido sostenitore della necessità di un’istruzione obbligatoria, gratuita e di buon livello, sostenendo che l’ignoranza è per una nazione più temibile dei suoi nemici. Nel corso della sua vita politica, appoggiò costantemente la libertà di insegnamento e si impegnò per risolvere il problema dell’analfabetismo degli adulti. Convinto dell’importanza che gli insegnanti dovessero essere ben preparati, istituì le prime biblioteche magistrali ad uso dei docenti.
Nel 1872 fu nominato ordinario di Storia della filosofia e divenne preside della Facoltà di lettere dell’Università di Roma, città in cui morì nel 1897, dopo essersi gradatamente allontanato dalla vita politica attiva, ma non senza aver lasciato un profondo segno con il suo impegno civico.
Nell’opera di Giacomo Mantellino dal titolo “La scuola primaria e secondaria in Piemonte e particolarmente a Carmagnola”, “Valse sopra ogni altra cosa avere il Comune educato nelle sue scuole la celebre triade Rayneri, Berti e Bertini, la quale ebbe tal parte nella storia della pedagogia in Piemonte, che procurò a Carmagnola il titolo della terra storica della pedagogia”.
Sempre Mantellino ci ricorda che “nel 1867 la biblioteca civica (fu) intitolata dai suoi principali donatori Rayneri-Berti”.