Museo Civico
C’è stato un tempo in cui la Chiesa di Sant’Agostino, da sempre monumento caro ai carmagnolesi, è diventata sede del Museo civico cittadino. “Città di Carmagnola-Museo Civico” recitava la targa ovale apposta ai lati dell’ingresso del Liceo Ginnasio “G. Baldessano”. Era la fine degli anni Settanta del secolo scorso – 1977-1978 leggiamo nelle fonti – e l’intento era quello di ricostruire in uno spazio più ampio l’allestimento che in precedenza aveva trovato dimora in una sala dell’attuale Municipio. La non facile impresa non durò a lungo e i reperti storici e archeologici patrimonio della città ritornarono a Palazzo comunale e vennero in parte esposti nel corridoio che porta alla Sala del Consiglio. La fondazione del Museo civico, tuttavia, ha origini più lontane. Come apprendiamo dalle pagine del Cornaglia, risale all’iniziativa del Commendator Melchiorre Pugnetti. Appassionato di storia e di archeologia, egli raccolse nel corso del tempo diversi reperti provenienti dagli scavi di Roma, di Orvieto e di alcune località dell’Africa e nel 1891 li donò al Municipio, che considerava il “naturale custode delle memorie patrie”. Salendo al primo piano del palazzo del Comune troviamo un piccolo saggio di questa storica istituzione. Nelle teche di vetro poste sulla destra dello scalone è possibile, infatti, ammirare tre anfore romane. In particolare, la prima appartiene a quello che il Pugnetti, nella sua relazione illustrativa dei materiali datata al 1890, individuò come tipo quadrantal: si tratta di un recipiente in terracotta di forma quasi sferica avente la capacità di un piede cubo. Sempre nel già citato memoriale apprendiamo l’etimologia ripresa dal Voss, ovvero che la parola quadrantal indica “quod pedem quoquaversum haberet quadratum”, cioè “ciò che ha una dimensione da ogni parte di un piede”. Gli altri due esemplari rappresentano, invece, la forma più usuale che “era quella di un cilindro terminante in basso con uno spuntone e, in cima, con una bocca stretta”.